mercoledì 1 novembre 2017

CIAO JOHAN


Ciao Johan, ricordo quanto tempo abbiamo passato insieme ai campi base della Patagonia. Che bei momenti, che bei ricordi....
Nuptse, parete Ovest
, 31 Ottobre 1997, parete ovest della cima nord-ovest del Nuptse. 7742. La parete è fra le più difficili mai tentate nella storia dell'alpinismo, la cordata è però all'altezza. Janez Jeglič, classe 1961, è il successore di Tomo Cesen come alpinista polivalente e completo, capace di salire l'8b in falesia e praticamente qualsiasi cosa su terreno misto. Tomaž Humar è tecnicamente meno forte ma dotato di una tenacia e di una resistenza alla fatica praticamente illimitata. Sono da cinque giorni in parete, dietro di loro la via ha i seguenti numeri: 2500 m, V e WI5, percorsa sempre slegati tranne il primo tratto fra i seracchi. Sanno che in Slovenia, in quegli anni l'assoluta principessa dell'alpinismo, stanno aspettando l'esito. In uno dei bivacchi il loro fornello ebbe una perdita di gas, e i due furono quasi soffocati nella loro tenda da bivacco schiacciata dalle nevicate. Jeglic disse "Se saliamo, Tomaz, saremo contenti per il resto della nostra vita ma se non lo facciamo, renderemo felice metà Slovenia." 
Janez arriva per primo in vetta, non si ferma e prosegue in cresta perchè vuole arrivare esattamente sul punto più alto della cima nord-ovest del Nuptse. Humar scriverà che «Quando ho raggiunto la sommità della parete, Janez non era lì a salutarmi. Al suo posto c'erano soltanto il vento fortissimo e delle impronte, verso la cima nord-ovest, lungo il lato meridionale della cresta. “Ma adesso dove sta andando?” mi sono chiesto quando l'ho intravisto per un attimo. Ho aspettato e l'ho chiamato: “Janez, Janez!”. Poi ho pensato: “Forse è andato avanti un po' per dare un'occhiata”. Così, arrabbiato, ho cercato di raggiungerlo: dove si stava cacciando con quel tempo? C'era un vento spaventoso! Ad un certo punto, mentre il vento soffiava furioso, sono arrivato alle sue ultime tracce, ma c'era soltanto la sua radio, accesa, capovolta sul lato opposto della cresta. Ho capito e sono crollato». Ho chiamato Marjan al campo base: «Janez, Janez se n'è andato!». Ma Marjan non capisce: «Cosa vuol dire andato? Andato dove?». Humar resta in silenzio per lunghissimi secondi, poi urla “non c’è più nessuno qui, tutto intorno è strapiombante, è finita!” A quel punto Humar sente dentro di sé quella frase “O ce la fai o sei morto”. Disperato e solo, a 7742 metri su una delle più difficili montagne mai salite, comincia a scendere, perde la maschera. La temperatura scende a -20°C. Gli parlano via radio, lui più volte perde l'orientamento, non riconosce i passaggi, in discesa più complicati e difficili. E' esausto e più volte dice, è finita. Ma dopo 11 ore, all'una di notte, raggiunge la tendina a quota 6700. Si addormenta, e dopo qualche ora temono che si sia lasciato andare, non risponde più. Alle 11.30 sentono un filo di voce, e all'una riprende la discesa. Orgoglioso, feroce, determinato, sfinito. Riesce a raccogliere le ultime energie per altri 1500 metri di discesa, venendo sfiorato da una valanga, la frontale smette di funzionare, e soltanto dopo un altro giorno e mezzo riesce miracolosamente a liberarsi dall'impressionante Nuptse, arrivando disidratato, in preda alle allucinazioni, e con vari principi di congelamento.
Scomparirà anche lui il 14 Novembre 2009, dopo altre salite leggendarie e non poche critiche e polemiche intorno alle sue gesta. Era esagerato, famoso come una star, inviso a molti altri alpinisti. Dissero che dal Nuptse era sceso il meno bravo. Ma come fare una classifica fra due, su una delle pareti più difficili di tutti i tempi?

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