mercoledì 3 agosto 2011

SINTESI DELLA SPEDIZIONE


Bene non lo ricordo ma ho cominciato a leggere qualcosa su internet lo scorso anno a settembre. Poi ho letto di certi nomi… Donini, i fratelli Lowe e Michael Kennedy… Tanti tentativi e nessuno arrivato in vetta. Allora mando una mail a Michael Kennedy che avevo conosciuto anni fa in Patagonia. Di mail ne intercorre piu' d’una e la voglia di provare quel versante inizia a stuzzicarmi.
Allora andro'. La prima persona che chiamo e' il Sarchi. Da anni non andiamo via insieme e lui un’idea l’avrebbe e spesso me la propone. Questa volta però deve dirmi di sì e così e' stato. Un breve incontro e poi le prime telefonate agli altri compagni. Vogliamo avere subito una risposta positiva e così sara'. Siamo tre vecchietti. Io, il Sarchi ed il Cege (Cesare Ravaschietto). Ci porteremo due giovani forti con noi. Sicuramente il loro fisico non passera' in secondo piano. Il loro entusiasmo carica ulteriormente anche noi. Come sempre gli ultimi preparativi sono alla fine ma il 6 giugno partiamo. I giorni passano e piano piano siamo fra le montagne. Grandi, veramente tanto grandi da togliere quasi il respiro. Poi, dopo solo 4 giorni di cammino, il campo base. Non siamo soli. C’e' anche una spedizione Coreana con l’obiettivo la parete nord. Il Latok I e' proprio davanti a noi. Ci saluta con le scariche. Forse non e' un benvenuto in quanto quei suoi terribili boati li sentiamo per oltre un mese, giorno e notte. La nostra montagna e' proprio di fronte a noi. Una parete impressionante alta piu' di 2.500 metri.  Passano un po’ di giorni che spendiamo facendo dei giri per acclimatarci. Fisicamente ci sentiamo bene. Faccio una puntata alla parete con Bruno e Marco. Lo spigolo iniziale non e' percorribile in quanto c’è troppa neve. Saliamo allora per il canale di sinistra. Tutto bene. Il tempo fino ad oggi e' stato molto bello. Poi decidiamo di infilarci in parete. La giornata sembra molto bella anche se poco dopo le 9 cadono i primi fiocchi di neve. Continuiamo ma la nevicata si fa sempre piu' intensa. Non riusciamo a trovare un posto per bivaccare e siamo molto bagnati ed infreddoliti. Ci costa molto ma rinunciamo e, prima che faccia buio, siamo di ritorno al campo base. Passano pochi giorni e siamo di nuovo alla base della montagna. Abbiamo lasciato in parete, nella prima parte, un po’ di corde fisse. Saliamo abbastanza veloci anche se siamo molto carichi. Portiamo viveri per 20 giorni, vedremo! Raggiungiamo e superiamo il punto piu' alto del tentativo scorso. Posti da bivacco nemmeno l’ombra. Allora con Cege scendiamo un paio di lunghezze e, su uno spigolo molto inclinato, decidiamo che sara' il nostro posto per la notte. Andrea, Bruno e Marco si fermano un paio di tiri sotto perche' gli sembra piu' comodo. La notte trascorre abbastanza tranquilla e, l’indomani, proseguiamo per alcuni tiri su canalini di neve e ghiaccio. Arriviamo ad una spalla molto esposta con cornici ai nostri lati. Fare una sosta non e' possibile ed allora mi metto sul lato opposto per fare da contrappeso. Poi, casualmente, Cege guarda oltre una cornice strapiombante. Una quindicina di metri sotto sembra ci possa essere un buon posto per la notte. Scendo a verificare ed il posto mi sembra ottimo. Ci sono ancora i sacconi da recuperare e poi ci ritroviamo tutti insieme. Il tempo sta cambiando di nuovo. La notte passa comodamente nelle nostre tendine ma il giorno dopo nevica molto. Non ci resta che aspettare. Faremo una puntatina un tiro piu' su, anche solo per vedere com’e' il mondo. La neve continua a cadere incessantemente. Continue scariche cadono a destra e a sinistra. Passa un giorno, un altro, ed un altro ancora. Vorremmo salire ma il rischio ha dei limiti… Siamo in parete da 6 giorni. E’ caduto oltre un metro di neve. Per proseguire ci vorrebbero almeno 2-3 giorni di bel tempo per lasciare che la parete si pulisca un po’. Al mattino il tempo e' ancora pessimo. Decidiamo di abbandonare la nostra salita. Facciamo fare un salto-scivolone ai sacconi in un ripido canale. La discesa e' lunga ma ormai la conosciamo bene. Solo la prima parte ci incute un certo timore per la possibilita' di qualche scarica improvvisa. Va' tutto bene. Arrivati alla base andiamo al nostro deposito sul ghiacciaio e poi alla fine del canale a recuperare i sacconi. Tutto bene e, arrivati al campo base, Karin, il cuoco, ci ha preparato una pizza. Festeggiamo anche se al posto della birra ci dobbiamo accontentare del the'. Anche i Coreani hanno rinunciato. Hanno fatto un tentativo che si e' interrotto sulle prime lunghezze.
Tre giorni dopo, forse per non tornare a casa con niente, forse per farci passare il nodo alla gola per la rinuncia allo spigolo nord del Latok, andiamo a fare una bella salita su un picco bellissimo. Rimarremo delusi in quanto troviamo dei cordini di calata. Chiaro segno che la salita era gia' stata fatta. La via non e' nemmeno facile e soprattutto Bruno e Marco fanno un paio di tiri molto difficili. Su uno di questi tiri, volo. La corda pero' è stata tolta dai rinvii e, con lo spostamento della stessa e l’allungo, mi trovo a cadere una quindicina di metri. A parte una gran botta alla coscia, in qualche modo, riesco a proseguire. Pochi metri prima della cima un buco ci permette di passare sul versante opposto. Sono le ore 20 ed iniziamo subito a scendere. Alle 4 del mattino, 24 ore dopo che l’avevamo lasciato, siamo al campo base. Il giorno dopo il tempo peggiora di nuovo. Neve e neve. 

Qualche foto nei prossimi giorni, ciao

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ben tornato Ermanno da Margherita e Sandra